Abate Luigi
Cenni Storici:
Il cosiddetto Abate Luigi è una statua romana, di epoca tardo imperiale, in marmo bianco, raffigurante un oratore o un magistrato, vestito di una ricca toga. Il nome, secondo la tradizione, deriva dalla somiglianza con un arguto sagrestano della vicina chiesa del SS. Sudario. L’Abate Luigi è una statua parlante, ma si potrebbe definire anche “viaggiante”, infatti numerosi sono stati i trasferimenti da un luogo all’altro della città. All’origine era collocata non lontano dalla sede attuale, in una nicchia ricavata all’angolo di un palazzetto ubicato tra via del Sudario e vicolo dell’Abate Luigi. A seguito della demolizione dell’edificio per i lavori di apertura di corso Vittorio Emanuele II, la statua venne trasferita nel cortile di Palazzo Chigi in Piazza Colonna e successivamente (1924) nel palazzo Caffarelli – Vidoni; infine, poco dopo, nel luogo attuale, a Largo Vidoni. La testa originale, molto rovinata dopo il lungo soggiorno all’aperto, venne sostituita nel 1888 con un’altra sempre di epoca romana, quando la statua fu collocata all’interno del palazzo Caffarelli-Vidoni; in tale circostanza l’Abate si prese gioco di se affermando, in una composizione satirica, di “aver perso la testa” nel vedersi alloggiato in quella sontuosa dimora. Anche la nuova testa fu asportata nel 1970, ma venne rimpiazzata con un calco della stessa eseguito dalla copia conservata nel Museo di Roma in Trastevere.
Informazioni sul progetto e l’esecuzione dei lavori di restauro
Progettazione: D.ssa Giulia Ghia
Direzione Lavori: Ing. Felice Marchioni
Responsabile tecnico-scientifico: D.ssa Paola Rossetto
Collaboratore: D.ssa Marialetizia Buonfiglio
Impresa esecutrice: A.T.I.: Equilibrarte srl / Ditta ind. Giulia Silvia Ghia
Fotografie: Zeno Colantoni
Grafica Pannelli: Carla Baffari
Stato di conservazione prima del Restauro
La statua dell’Abate Luigi si presentava in un precario stato conservativo. La testa, più volte sostituita, si presentava inserita malamente nel collo e stuccata con cemento o malta resinosa, non idonea per motivi estetici e conservativi. Tutte le parti aggettanti erano ricoperte da guano di uccelli e fortemente dilavate. Il marmo in genere presentava macchie puntiformi, dovute ad attacchi biologici, e in alcuni punti una consistenza granulosa. Il cattivo stato conservativo dell’opera, dovuto principalmente all’esposizione all’aperto in un luogo soggetto a intenso traffico veicolare, è stato aggravato dalla sua collocazione all’angolo della piazza, dove viene quotidianamente nascosta dalle auto parcheggiate a ridosso della piccola recinzione.
Intervento di restauro
Dopo la campagna fotografica e le indagini diagnostiche, si è procededuti alla rimozione dei depositi superficiali (terriccio, guano ecc.) e al trattamento antiossidante degli elementi metallici. Sono seguite poi le operazioni di disinfezione e consolidamento della superficie marmorea mediante silicato di etile. I depositi superficiali coerenti sono stati rimossi mediante applicazione di compresse imbevute di soluzione di sali inorganici mentre quelli di notevole spessore (croste nere, strati carbonati, scialbi), sono poi stati rimossi mediante mezzi meccanici e strumenti di precisione. Si è proceduto poi alla realizzazione delle stuccature delle mancanze, discontinuità e fessurazioni con malte idrauliche di idonea colorazione e granulometria. Al termine delle operazioni è stato steso sulle superfici un protettivo a base di polisilossani.